
sabato 28 giugno 2008
sabato 21 giugno 2008
Mazzola e Giralucci:PRESENTI!

Padova, 17 giugno 1974, sono le 9,30 quando un gruppetto di cinque persone, tra cui una donna, raggiunge la sede del MSI, in via Zabarella. Due uomini aspettano in strada, la donna si ferma sulle scale, gli altri entrano nei locali della Federazione dove si trovano Graziano Giralucci, 29 anni, sposato e padre di una bimba di 3 anni, ex giocatore e allenatore di rugby, fondatore della squadra del CUS Padova e Giuseppe Mazzola, 60 anni, carabiniere in congedo, sposato e padre di quattro figli. I due uomini, armati di una P38 e di una 7,65 con silenziatore, puntano le armi contro i missini: vogliono farli inginocchiare e legarli con delle catene. Ma l'anziano ex-carabiniere non può piegarsi a causa del busto ortopedico che porta in conseguenza ad un'antica lesione alla colonna vertebrale. Forse reagisce, forse solo si rifiuta di inginocchiarsi, fatto sta che dalla 7,65 parte un colpo che lo ferisce all'addome. Allora reagisce anche Giralucci, ma un colpo di P38 lo ferisce alla spalla, poi, subito dopo, la stessa arma lo finisce con un colpo alla nuca. Mazzola è a terra supino: è inerme, ferito, eppure uno degli aggressori gli poggia l'arma sulla fronte e fa fuoco... Poche ore dopo un volantino, fatto ritrovare a Padova e a Milano, rivendica il duplice omicidio con queste parole: "Lunedì 17 giugno 1974, un nucleo armato delle Brigate Rosse ha occupato la sede provinciale del MSI in via Zabarella. I due fascisti presenti, avendo violentemente reagito, sono stati giustiziati".Nonostante questa rivendicazione, ecco cosa scrissero alcuni giornali del tempo, riportati da Raffaele Zanon e Roberto Merlo nel loro libro "Noi accusiamo Renato Curcio" (Edizioni del CIS, Padova, 1995): "Il quotidiano "Il Manifesto" accredita questa tesi: "Padova, due fascisti trovati uccisi nella sede del MSI. C'è il sospetto che si siano ammazzati tra loro". "L'Unità", a propria volta, parla di "sedicenti Brigate Rosse", mentre "l'Avanti" e "Il Giorno" si spingono oltre, fino ad affermare che "le fantomatiche Brigate Rosse altro non sono che la copertura delle Brigate Nere, un'etichetta in cui il contenuto umano viene fornito anche da gente iscritta al MSI"; "i mandanti del duplice omicidio alla sede della federazione missina - scrive "Il Giorno" - sono iscritti al partito di Almirante"..."!
Quel clima di menzogna, viltà e complicità venne ben descritto in una canzone scritta dal "Gruppo padovano di protesta nazionale" (che divenne poi la "Compagnia dell'Anello").
Cittadino fermati, guarda di qua.
Fermo, non nasconderti, è la tua città.
Quella che stavolta si macchia di sangue
quando col silenzio ogni sogno infrange.
Tu borghese guardati, ecco cosa sei.
Guardati e vergognati, anche tu lo sai
che la vigliaccheria ti taglia le gambe
e la morte mia non è per te importante.
Cittadino fermati, ora stai zitto,
è il silenzio ipocrita di chi è sconfitto,
è il silenzio complice di chi spesso mente,
di chi per interesse o paura si vende.
E anche tu vigliacco, brigatista rosso
anche se il tuo nome io dire qui non posso,
anche se il tuo nome resterà sconosciuto,
anche se mi hai ucciso, io non sono muto
e resto qui a cantare questa mia canzone,
per chi come me ha un'opinione,
una santa idea abbastanza grande.
L'anima mia vive, questo è l'importante.
Cittadino fermati, guardami in faccia,
riesco a capire che non ti piaccia,
quei buchi che ti fanno abbassare la vista
sono i colpi esplosi dall'odio comunista.
Cittadino fermati, guarda di qua.
Ferma non nasconderti, è la tua città...
E' la tua città!
venerdì 6 giugno 2008
Questione morale
Poco meno di un anno fa, un brillante senatore di Alleanza Nazionale (che non nomino) decise di prendere un ambulanza per raggiungere nel minor tempo possibile gli studi televisivi.
Poteva prendere l’autoblu in dotazione. Avrebbe potuto prenotare un taxi.
Fatto sta che decise di recarsi in televisione a bordo di una comoda autoambulanza fingendo un malore.
Scherzetto mal riuscito: delle troupe televisive lo inquadrarono e la notizia viene sbattuta in prima pagina.
Tira aria di tempesta. L’arzillo senatore capisce che il partito sta meditando di cacciarlo e decide di prendere tutti in contropiede passando con un partito alleato.
Mi ricordo bene quei giorni. Mi stupì infatti la fermezza con la quale Alleanza Nazionale prese posizioni nei confronti dell’allora suo senatore. Tale comportamento mi riempì d’orgoglio. Mi fece capire che ancora esiste un codice non scritto, un rapporto morale che presiede l’operato dei nostri esponenti più in vista. La violazione di una regola del “codice” porta alla radiazione dal partito.
Chi sbaglia,paga. Senza se e senza ma.
Venendo ai giorni nostri.
Il 1 Giugno è stato ammazzato a Casal di Principe(indiscussa roccaforte della camorra) Michele Corsi.
Corsi era un pregiudicato,colluso con la camorra,ma da poco aveva cominciato a collaborare con la giustizia. In parole povere aveva cominciato a raccontare ai magistrati come girassero gli ingranaggi dello smaltimento dei rifiuti. Chi prendeva da chi, chi ci guadagnava, chi autorizzava, chi controllava, chi comandava.
Corsi fa anche nomi di politici regionali e nazionali.
Un uomo scomodo,delle dichiarazioni pericolose che avrebbero potuto mettere a repentaglio lo status quo della Camorra.
Sappiamo tutti come andrà a finire.
La Camorra non aspetterà molto per ucciderlo.
La questione che si pone è che dai verbali delle dichiarazioni di Corsi appare anche il nome di Mario Landolfi,noto esponente di Alleanza Nazionale e Presidente dell’Autorità di Vigilanza Rai.
Secondo i verbali, Landolfi avrebbe agevolato la società di Corsi in particolare per ottenere il certificato antimafia necessario per intraprendere l’attività. Inoltre,sembrerebbe che Lanfolfi avesse chiesto l’assunzione presso la ditta di Corsi di uomini a lui vicini.
Le dichiarazioni di Corsi vanno provate, studiate, approfondite.
Nutro la più profonda fiducia negli organi inquirenti e nella magistratura.
Landolfi sarà innocente fino a che la colpevolezza non sarà pronunciata con sentenza passata in giudicato.
Mi auguro,però, che dentro Alleanza Nazionale non possa trovare ospitalità alcun mafioso o colluso.
Il partito stava per cacciare un suo senatore solo perché ha scambiato l’ambulanza per un taxi, cosa farà nel caso di Landolfi?
Staremo a vedere.
