Azione Giovani è il movimento giovanile di Alleanza Nazionale.
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giovedì 27 novembre 2008

Memento


“Siamo nel 1987 al Tribunale di Milano, dopo ben 12 anni si svolge il processo agli assassini di Sergio Ramelli, militante del Fronte della Gioventù milanese ammazzato da militanti di Avanguardia operaia a colpi di chiave inglese ‘hazet 36’, proprio quella lunga ‘appena’ quaranta centimetri.
Gaetano Pecorella è l’avvocato difensore di Saverio Ferrari, imputato - e condannato a 5 anni e 6 mesi - per un’aggressione collegata all’omicidio Ramelli, che aveva visto come co-protagonisti alcuni assassini di Sergio, ed aveva causato il grave ferimento di tre ragazzi: Fabio Ghilardi (due operazioni, coma, polmone d’acciaio, epilessia permanente), il 16enne Giovanni Maida (quattro fratture alla mandibola ed una alla spalla) e Bruno Carpi (doppio sfondamento della calotta cranica).
Durante l’arringa, il penalista - forte del suo passato politico ed ancora lontano dai banchi parlamentari azzurri - si lasciò andare appassionatamente, come raccontato dalla cronaca giudiziaria di una fonte insospettabile come “l’Unità”: «
«Quando i diritti fondamentali di una comunità non vengono realizzati, come la messa al bando del MSI, la comunità ha il diritto di riappropriarsi di quei diritti… Togliere agibilità politica e spazi di aggregazione ai fascisti non è un reato, ma la legittima applicazione di un principio costituzionale»» (2).
Frase che un decennio dopo, Pecorella - folgorato sulla via di Arcore con la sua prima candidatura al Parlamento - ha negato, forse anche perché nel collegio uninominale erano necessari anche i voti degli elettori di Alleanza nazionale: «Una frase che sicuramente non ho mai detto. Primo perché non mi riconosco in quei concetti e in quei termini, secondo perché da avvocato, avrei reso un pessimo servizio al mio assistito» (3).
Eppure, Ignazio La Russa - in quel processo avvocato della famiglia Ramelli - appena due anni fa confermava: «Lui fu uno dei pochi che nell’arringa finale ribadì che uccidere un fascista era meno grave.”


Fonte
http://lecosedadire.ilcannocchiale.it/?TAG=sergio%20ramelli


AZIONE GIOVANI NON DIMENTICA

venerdì 7 novembre 2008

oltre il muro

Il 9 Novembre del 1989 cadeva il Muro di Berlino.
Non cadeva solo un muro,veniva giù sgretolandosi tutta l'ideologia comunista.
Il nostro ricordo va alla popolazione di Berlino Est che ha dovuto subire la dittatura comunista per tre interminabili decenni.
Bastò una notte per trovarsi trincerati all'interno del proprio quartiere.
Senza alcuna via di fuga.
Senza alcuna possibilità di fuggire dal giogo della falce e martello.
Centocinquanta chilometri di muro separavano il mondo occidentale e democratico dal mondo assoggettato alla dittatura comunista.
Da Berlino Est non si poteva più fuggire.
In migliaia tentarono di passare quel confine cercando i modi più originali per eludere i controlli. Tutti i tentativi avevano in comune quell'insopprimibile desiderio di libertà e di democrazia che veniva garantita appena pochi metri oltre quel muro.
In molti riuscirono a scappare. Moltissimi,invece,trovarono la morte.
La vita nella Berlino Est rappresentò l'ultima propagazione dell'autoritarismo comunista:uno spietato stato di polizia, repressione dei pensieri non conformi,sistematica negazione dei diritti umani.
Senza alcuna via di fuga.
Sono passati 19 anni.
Per il Calendario della Storia,è come se fosse l'altro ieri.
Non dimentichiamolo.


Azione Giovani San Donà di Piave.





sabato 1 novembre 2008